La mia recensione per Thriller Nord - Le regole infrante, di Silva Gentilini
Una lettura toccante, a tratti cruda, che non desiste però, dal trasmettere un messaggio di forza e speranza. "Le regole infrante", di Silva Gentilini, Piemme Edizioni, non può assolutamente mancare nella vostra libreria.
Autore: Silva Gentilini
Editore: Piemme
Genere: Giallo/Narrativa
Pagine: 224
Pubblicato: 2025
SINOSSI
Dopo l'incidente, qualcosa in Vinni si rompe. Sua madre non c'è più. La testa sbanda, gratta, si inceppa, i farmaci tengono tutto in piedi, ma sono troppi. Vorrebbe tornare alla vita di prima, alla leggerezza dell'adolescenza. Ma per farlo deve passare da Villa delle Rose. È una clinica candida affacciata sul verde, promette lusso, efficienza e pace. Eppure qualcosa non torna. I pazienti sembrano in pausa. Fragili, sospesi, interrotti. Ciascuno è lì per un motivo differente e l'identico scopo: superare una dipendenza. Farmaci, alcol, sesso, gioco, cibo, non importa. Vinni si avvicina a Bianca, una donna elegante e spezzata che lotta contro l'anoressia e contro sé stessa. Bianca è innamorata di Toni, un residente della casa di cura. È una relazione che, per quanto complicata, li tiene in piedi, e nutre anche il rapporto tra le due donne. Finché non accade un evento che rompe i delicati equilibri della clinica. Un evento che nessuno riesce - o vuole - spiegare. A indagare arriva una commissaria che non si lascia distrarre dalle stranezze dei sospettati, né intimidire dall'ambiguo proprietario della struttura. Villa delle Rose trema. E poi qualcosa si muove. Lasciando al lettore uno spiraglio di redenzione in un romanzo corale, crudo, che gioca con l'inquietudine, la fragilità e il peso dei segreti.
“Colui che farà ricorso ad un veleno per pensare, presto non potrà più pensare senza veleno”.
Le dipendenze fanno paura. Manteniamo le distanze da ciò che non conosciamo, diffidiamo da reazioni che non possiamo controllare fino al giorno in cui qualcosa dentro di noi si spezza, sprofonda.
Il dolore arriva come un’onda anomala che distrugge tutto quello che incontra sul proprio cammino per poi ritirarsi e andarsene, ma mai definitivamente.
Nei momenti inaspettati si ripresenta, spavaldo, atroce, lancinante, spalleggiato dai pensieri che scavano tra i nervi fino a sfondare il cranio. C’è qualcosa che può alleviare un simile dolore, che per attimi infiniti ci permette di estraniarci dal nostro corpo, zittire la mente e il suo pensiero razionale, placare il cuore e le sue profonde sofferenze. Qualcosa in grado di anestetizzare il male per minuti, ore, che vorremmo si protraessero per sempre.
L’equivalente di una cura, una medicina.
Lo sa bene Vinni, che a neanche sedici anni ha visto la sua vita schiantarsi al suolo, e poi ancora più giù, in una voragine che aprendosi ha inghiottito tutto: amore materno, sentimenti, speranza, futuro. Lo sa bene Vinni la leggerezza provata grazie al primo bicchiere, la pace raggiunta dopo aver ingoiato la prima pillola.
“Voglio le mie pillole, pensa. Piccole, tonde, che pizzicano la lingua. Ma non può. Per questo sta ingoiando km di asfalto: strade tutte uguali di colline verdeggianti e animali da pascolo. Una fottuta cartolina”.
Villa delle Rose è il posto che sta per raggiungere e che per lei altro non è che una clinica per gente guasta, con il cervello storpiato. Ultimo porto dove approdare per ricominciare a vivere, primo e ultimo vero tentativo per darsi una chance quando non si hanno alternative.
Qualcuno le ha portato via una parte di sé. Qualcuno senza un volto, un nome, una coscienza. Soffrirebbe meno se sapesse che costui ha scontato una qualche pena, sofferto anche solo una minima parte rispetto a lei?
“Persino da bambina, lei aveva creduto nella giustizia. Non quella delle leggi, no. Una giustizia lenta, silenziosa, inesorabile. Una forza che alla fine colpiva la crudeltà, l’indifferenza, l’ignavia.”
Silva Gentilini ci regala parole bellissime grazie alle quali ogni personaggio ruba al lettore un pezzo di cuore.
Vite distrutte, vissute al limite tra eccessi, segreti, sensi di colpa e autolesionismo.
Esseri umani che tentano con le unghie e con i denti di riappropriarsi di un po' della loro anima, di uscire dal proprio guscio, ricucire il proprio cuore e come Fenici, morire per poi rinascere dalle proprie ceneri.
Il tema delle dipendenze da droghe, alcool, farmaci è preponderante, schiacciante e ci pone davanti ad una realtà inappuntabile: facilissimo cominciare, difficile, a volte impossibile, smettere.1
“Non ci metti molto a capire che non stai più decidendo niente. Ti svegli e hai già bisogno. Ti addormenti con la promessa che domani smetti, e il giorno dopo è già una condanna. Ho fatto tutto quello che dovevo fare. Rubare, mentire, tradire, ingannare…
Ma si salva solo chi lo vuole davvero”.
Una storia cruda, toccante, profonda, capace di emozionare: una predominante sensazione di fallimento, impotenza che, col proseguo della narrazione, lascerà spazio alla speranza, alla fiducia nel prossimo, all’importanza che assume un’amicizia che nasce in circostanze particolari, indotte, e all’amore, innegabile panacea di tutti i mali.
L’amore come unica luce dentro una notte infinta, unica forza capace di generare altra forza, unico vero incipit che ci permetterà di credere in noi stessi, chiudere con il passato e provare a volgere uno sguardo al futuro.
L’ autrice ha aggiunto un accenno di giallo ad un’attenta e profonda anali psicologica: tramite un registro narrativo delicato, introspettivo, realista si addentra nell’animo umano per svelarne complessità e fragilità, ma lasciando, infine, un seme nel cuore del lettore dal quale sbocceranno sentimenti ben differenti quali accettazione, speranza, rinascita.
Bellissimo
SABRINA



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