“Distribuiti su un centinaio di metri quadri, disposti in maniera quasi labirintica, altissimi scaffali di metallo disegnavano cunicoli di parole stampate a delineare un reticolo fittissimo, di cui a malapena si poteva scorgere la fine, oltre il dorso dei libri”.
A Bologna, in via de’ Coltelli, potete trovare una libreria.
A differenza di tutte le altre, le persone che vi entrano, dopo aver peregrinato tra i vari scaffali di libri, non possono esimersi dallo scribacchiare il loro buon proposito per l’anno a venire ed inserirlo all’interno di un libro.
Il proprietario, Vanni Maestri, dal 1952, anno di apertura, fino ad ora, la fine del 1981, vi custodisce i buoni propositi di tutti coloro che, rispettando la tradizione, hanno espresso un proprio sogno, una speranza, un rimpianto: persone comuni, ma anche attori, calciatori, musicisti, qualche politico...
Tante frasi che scaldano il cuore di Vanni, tanti desideri custoditi in un cassetto o come il suo, ormai disperso nei meandri della memoria, o forse altrove, chissà.
“La vita è un sogno. È il risveglio, che ci uccide”
Il passato ogni tanto fa capolino nei suoi ricordi.
Gli anni bellissimi dell’università, in cui era ancora concesso sognare, provare sentimenti d’amore intensi, struggenti, credere nell’importanza dell’amicizia, coincidono con la seconda guerra mondiale e tutta la sofferenza che immancabilmente ha rappresentato.
Insieme a Ermanno e Costanza, entrati nella sua vita come un raggio di sole pronto ad illuminare tutto ciò che sovrasta, Vanni si lascerà sconvolgere e dominare da sensazioni forti, vivendo un ’amicizia che non sembra conoscere ostacoli, incapace di innalzare barriere davanti a differenze sociali, culturali, razziali, finché la realtà non farà capolino, sconvolgendo, schiacciando e calpestando tutto ciò che incontra sul proprio cammino.
Immancabilmente la guerra, con la sua brutalità, allontanerà anche le persone più vicine, distruggerà le amicizie più profonde, annienterà i sentimenti d’amore più veri.
“...quell’ultima volta in cui il giovane ebreo aveva varcato le soglie della nobile dimora lasciandoci dentro l’amicizia con Ermanno, il suo cuore infranto sui capelli di Costanza, l’ultimo giorno della sua giovinezza, malfermo quanto la sua macchina de scrivere stretta al portapacchi della bicicletta…”
Attraverso l’utilizzo di due piani temporali, l’autrice abbraccia due momenti storici importanti per la nostra Nazione.
Gli anni ‘80 che rappresentano la rinascita, la speranza, la possibilità di un nuovo inizio dopo gli anni del terrorismo, poi gli anni ‘40 che, al contrario, hanno visto l’Italia attraversare momenti bui, di sofferenza, difficoltà, morte.
Si alternano sentimenti di gioia, dolore, sconfitta, successo, declino e rifioritura che i personaggi vivono in prima persona, sulla loro pelle, in un racconto capace di coinvolgere il lettore pagina dopo pagina, fino alla fine.
Grazie ad un registro narrativo scorrevole ma, al contempo ricercato, mai banale, introspettivo, sentimentale, l’autrice crea un intreccio dolce amaro, capace di emozionare.
Una lettura che ho amato, dove bugie e omissioni lasciano spazio ad un finale che ci insegna come il tempo spesso sia inclemente, disinteressato a concedere la stessa occasione ma, contemporaneamente, capace di lasciare un dono prezioso, un seme di speranza, dal quale nascerà una seconda possibilità, infinitamente desiderata, anelata, alla quale è stato impossibile rinunciare: il tanto ambito buon proposito.
SABRINA
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